Aspettavamo primavera ed è quasi estate, ecco come viviamo: talmente in anticipo da  tardare. Il circolo vizioso del tempo, delle nostre vite, del nostro lavoro.

Questo numero cuspide, a cavallo tra due stagioni, ha assorbito umori e amori e ne è uscito come un collage dove l’arte invade i quartieri e fa il pane, naturale come il biodinamico, profumato come il cibo che fa bene a 360 gradi, inebriante come un Negroni da premio

Volevamo parlare di rinascita e siamo incappati in mille rivoli: è questo 2022 che vuole recuperare tutto il tempo passato chiusi, aprendosi. 

A proposito: cerchiamo personale a Londra, persone che conoscano il nostro mestiere e vogliano, magari, rinascere a Londra.

Ma perché mi chiedono più spesso “uomo o donna” e non “che tipo di personale”? Leggevo di recente: si dice che ci siano meno donne ai vertici a causa della loro “poca assertività” (respiro).

Ma l’assertività è una competenza? Ho scovato su Linkedin varie ricerche - Forbes, Harvard Business Review, Istat, Journal of Applied Psychology - secondo cui, semmai, le donne hanno una più realistica percezione del sé e quindi si mettono continuamente in discussione. 

Già, qui, mi ritrovo a mio agio. 

Ma mettersi in discussione non è un talento? Ci sarà da approfondire, intanto però, rifletto sul mio ruolo e, incidentalmente ma non troppo, sulle cosiddette quote rosa, e ho solo la certezza che a lavorare sulle competenze non si sbaglia mai, l'assertività gratis, che non appoggi su un solido saper fare le cose, non serve proprio a niente. 

E lo dice una che, per esempio, a un certo punto, ha scelto di non studiare perché bisognava fare altro. Una che ha avuto la fortuna enorme di avere accanto persone competenti, consapevoli e amorevoli che non mi hanno “aiutata” ma hanno condiviso con me un percorso lungo e graduale abbastanza da poter imparare man mano. Percezione, competenze: semplicemente funzionavo meglio in altre cose.

E per ogni mio “non ce la faccio” potrei citare almeno dieci voci a sostegno. 

Ecco com’è che ce la faccio: ho imparato. Questo passa per la mia storia, per quella di mio marito, dei miei figli, dei nostri collaboratori. Persone con cui l’incontro è scontro fattivo, produttivo, sano, collaborativo. Non lo so se sono assertiva, sono empatica: ed è rischioso. 

Immedesimarsi negli altri mi rende meno diretta - e dopo sbotto, lo so, lo sanno tutti, sbotto quando vedo che non riesco a chiedere esattamente quello che vorrei - e poi c’è una terza parte della storia dell’empatia ed è quella che mi tiene accanto alle persone con cui lavoro. 

Scrivere inventari, discutere con fornitori, saltare su un aereo due volte a settimana, ma sempre, sempre, sul campo e mai nella stanza dei bottoni. Sempre dalla parte delle persone, e mai da quella dei numeri. Responsabilità non è delegare e fuggire, è farsi carico e restare. 

Ecco come rinasco, ogni giorno, nella consapevolezza della mia fortuna e con il desiderio di tenerla, moltiplicarla e condividerla. 

Ecco come scegliamo qui i “vertici” e tutti gli altri ruoli: per quello che sanno fare. 

Dunque il tema non è maschio o femmina, ma volontà o non volontà

Perché magari si nasce, maschi o femmine o molto altro, ma poi, cioè da quando nasciamo in poi, ri-nasciamo ogni giorno, a ogni scelta che facciamo. No?